venerdì 20 aprile 2007

SANTANCHÉ MINACCIATA: SOLIDARIETÀ DA SINISTRA, NELLA CORRENTE MAGGIORITARIA DI AN VINCE IL SILENZIO…

Daniela Santanché ha ricevuto nuove minacce. L'auto comperata meno di un mese fa - una Cadillac Escalade - è stata graffiata a colpi di cacciavite. Il giorno dopo, sotto il tergicristallo, è stato trovato un foglio scritto a mano: l'unica frase pubblicabile è l'invito a tornare nelle fogne. La vita della deputata di Alleanza nazionale, da circa un anno e mezzo a questa parte, è cambiata. Vive sotto scorta dalla pubblicazione del suo libro «La donna negata», condannato dalla radio e dalla televisione iraniane. È stata oggetto di una Fatwa, e da Londra le sono state spedite quattro pagine di minacce scritte in arabo, accompagnate dalla foto di Theo Van Gogh, l'artista olandese barbaramente assassinato da un fanatico.
La solidarietà non è mancata: l'hanno espressa Franco Marini, Fausto Bertinotti e pressoché tutti i ministri del governo Prodi. Se Daniela Santanché fosse di sinistra, sarebbe un'eroina. Di più, un'icona. Il suo partito la sventolerebbe ad ogni manifestazione, le organizzerebbe tre appuntamenti pubblici al giorno, la spingerebbe su televisioni e giornali. Dal centrodestra, e da Alleanza nazionale, nulla. O quasi. E nulla, o quasi, dalle donne della coalizione. Molte delle quali pure si sono spesso giovate del traino mediatico dell'ex pierre di Cuneo. Ma forse, l'imperdonabile è proprio il successo mediatico.


Fonte : CORSERA

AN: STORACE, INACCETTABILE 'CACCIATA' SCHIUMA DA PARTITO

Roma, 20 apr. - ''L'editto libanese con cui Fini ha cacciato Schiuma dal partito e'inaccettabile. Non e' successa la stessa cosa in Lombardia, dove, ad esempio, Silvia Ferretto Clementi in De Corato - consigliere regionale - e' uscita dal Gruppo nel 2003 e non e' mai stata deferita alla Commissione di disciplina, fa parte come Schiuma dell'Assemblea Nazionale, e' stata ricandidata alle regionali del 2005, e ora presiede il gruppo misto in consiglio regionale.Con relativo finanziamento presumo.... Basta collegarsi al sito della regione Lombardia... Dalla guerra a Saddam Hussein a quella a Fabio Schiuma: sembra troppo per qualunque stomaco''.

lunedì 16 aprile 2007

INTERROGAZIONE DI STORACE SU CONDANNA CIAVARDINI PER STRAGE DI BOLOGNA

INTERROGAZIONE – al ministro della giustizia
Per sapere se e’ a conoscenza degli esiti della recente sentenza della Corte di Cassazione in ordine al processo sulla strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, con la quale e’ stata confermata la condanna a 30 anni di reclusione per Luigi Ciavardini, che all’epoca dei fatti aveva appena 17 anni;se e’ a conoscenza che il processo si e’ sviluppato soprattutto grazie alle testimonianze a rate di due pentiti, Izzo e Sparti, il primo dei quali e’ tristemente noto per i numerosi delitti compiuti fino a pochissimo tempo fa, mentre il secondo – a cui fu diagnosticato oltre vent’anni orsono un fulmineo tumore al pancreas, per il quale usci’ dal carcere - e’ scomparso solo poco tempo addietro; se e’ a conoscenza del fatto che Ciavardini fu assolto in primo grado e condannato invece in appello; se e’ a conoscenza del mancato utilizzo, agli atti del processo, dei lavori della commissione Mitrokhin, che portavano a responsabilita’ internazionali per la strage dell’80, grazie alle rogatorie dei giudici francesi, tedeschi e ungheresi, in particolare sulla presenza del gruppo del terrorista Carlos l’1 e 2 agosto di quell’anno nel capoluogo emiliano; se risponde a verita' che il pm di primo grado fu il magistrato Libero Mancuso, oggi assessore nella giunta Cofferati e che il pg in Cassazione e'stato lo stesso Vito D'Ambrosio, gia' presidente per dieci anni della regione Marche; per conoscere quali iniziative intenda intraprendere per un accertamento realmente rigoroso dei fatti avvenuti e sulle reali responsabilita’ per la strage di Bologna, anche per evitare il tradizionale doppiopesismo che punta a privilegiare in questo paese colpevoli eccellenti come Adriano Sofri e a criminalizzare innocenti scomodi come Luigi Ciavardini.

giovedì 12 aprile 2007

Ingiustizia è fatta.

La vicenda giudiziaria relativa alla strage di Bologna si conclude con la conferma definitiva della sentenza di condanna a trent’anni di reclusione a Luigi Ciavardini.
Il mostro di Bologna sarebbe stato un ragazzino di diciassettenne anni, cresciuto nel clima violento degli anni di piombo. Nessuno ci crede sul serio, in realtà, ma lapide e commemorazioni ufficiali possono ritenersi salve. La sentenza di condanna nei confronti dei maggiorenni, Mambro e Fioravanti, trova finalmente l’auspicato cordone sanitario.
Tutto ritorna al suo posto, come da copione, se non fosse che questa farsa durata ventisette anni tradisce un’assenza illustre: la Verità.
Nessuno ha spiegato perché e per conto di chi Ciavardini avrebbe compiuto un "atto di guerra non dichiarato" contro il suo popolo. Nessuno ha mai spiegato per quali ragioni il 2 agosto 1980 la stazione ferroviaria di Bologna è saltata in aria. Nessuno ha mai spiegato cosa è accaduto nei cieli di Ustica il 27 giugno dello stesso anno: ancora oggi le intelligenze del paese discutono civilmente se ad abbattere il DC9 fu una bomba o un missile. Per mesi venne raccontato agli italiani che l’aeroplano era caduto da solo.
Forse nessuno avrà mai il coraggio di spiegare cosa accadde realmente in quella maledetta estate del 1980. E soprattutto nessuno prova un minimo di vergogna per questo.
Ma sarà nostra cura ricordare a questo nessuno, sino all’ultimo dei suoi giorni, che né la ragion di stato né tanto meno quella di partito potranno mai soffocare la voce della coscienza, illudendolo che il fine giustifica i mezzi, anche quelli più meschini. Che la persecuzione di un ex terrorista, anche se non c’entra nulla con la strage di Bologna, non deve turbare il sonno delle persone perbene.
Un innocente rimane innocente, anche se da ragazzino imboccò la strada maledetta della lotta armata. Quel gioco al massacro per il quale i cattivi maestri, gli istigatori, gli strateghi del mediterraneo, l’intera classe politica italiana non hanno mai avuto il pudore di assumersi le responsabilità.
La morte civile di Luigi Ciavardini è l’ultimo verdetto dell’ultimo processo sugli anni di piombo. Si può chiudere finalmente la pagina più buia della storia italiana: le consegne sono state rispettate. La grazia ad Ovidio Bompressi è stata concessa, quella per Adriano Sofri aspetta tranquillamente perché la pena rimane sospesa; ovviamente. Ovviamente, Ciavardini rimane murato vivo nel braccio speciale di Poggio Reale. Ovviamente.
Ovviamente la nostra battaglia per la Verità non termina oggi. Ricomincia proprio adesso e saremo più determinati di prima. E ancora più chiari.
Se abbiamo scelto la linea del silenzio, in questi ultimi mesi, è stato solo per evitare che le continue provocazioni indirizzate nei nostri confronti potessero nuocere a Luigi.
Abbiamo provato, sino all’ultimo, a credere nella Giustizia. Oggi non ci crediamo più e vogliamo spiegare a tutti il perché. Nelle scuole, all’università, nelle piazze delle nostre città.

Siamo pronti.


www.loradellaverita.org