mercoledì 28 febbraio 2007

PER NON DIMENTICARE






MIKIS MANTAKAS VIVE CON NOI......LOTTA CON NOI !

sabato 17 febbraio 2007

TRE SPUNTI PER UNA DESTRA DI PROGETTO PER IL VENETO


Ospito molto volentieri un intervento del consigliere regionale di AN Raffaele Zanon in cui pone all'attenzione delle questioni fondamentali per il futuro della Destra soprattutto a riguardo della democrazia interna ad AN e alla sua organizzazione.
Non posso non sottolineare come le voci che lamentino un disagio e un malessere interno ad AN si stanno moltiplicando ma che nello stesso tempo ci sono esponenti importanti che hanno fatto la storia del MSI prima e ora di AN che propongono delle soluzioni.....l'oblio delle menti sta terminando ?
A.C.


di Raffaele Zanon

Alla luce del cammino percorso, riteniamo prioritario affrontare in sede di dibattito su tre questioni fondamentali:
1. La democrazia e il confronto interno, sono indispensabili per valorizzare le risorse umane che caratterizzano la nostra comunità, che spesso non vengono neppure considerate dalle rappresentanze esterne. Solo da un serio confronto su progetti può derivare la crescita e la selezione della classe dirigente e si possono evitare sterili discussioni che attardano il partito in polemiche personalistiche inutili e dannose.
Un movimento come il nostro non può sottrarsi al problema della democrazia interna ai Partiti e la destra non può ridursi, come la Margherita, a diventare un partito fatto di tessere false o una semplice lista elettorale. Nel contempo, vorremmo anche non rinunciare al dovere di dire la nostra nei confronti di scelte nazionali che non sempre sono frutto di analisi meditate, che spesso disorientano l’elettorato e che hanno ricadute non sempre benefiche al nostro interno.Vorremmo che Alleanza Nazionale non si allontanasse dai suoi tradizionali valori di riferimento: famiglia, sacro, patria, libertà, sicurezza, rispetto delle regole, onestà, e che al tempo stesso ci fosse un confronto vero su questioni fondamentali: da come giungere alla federazione del centro-destra, all’atteggiamento da tenere nei confronti dell’islam, da come governare l’immigrazione a definire il diritto di cittadinanza, da come difendere l’identità europea rispetto ai colossi americano e cinese a come interpretare la giusta autonomia per il Veneto. Così come la difesa della vita, la destra e il sacro, la destra e i poteri forti, la destra e la democrazia rimangono temi su cui la Destra deve avere un messaggio più chiaro ed univoco.
2. L’autonomia politica e funzionale delle Federazioni, che continuano a risentire di ingerenze nazionali e regionali che spesso contribuiscono ad alimentare fratture che sono servite solo ad indebolire politicamente la nostra realtà.
Qualcuno dimenticando le nostre radici ha sostituito alle correnti un sorta di pensiero “tutto democristiano” basato su logiche di potere, su legami di convenienza, su ricatti opportunistici, o semplicemente su scelte di comodo.Alcune persone, forse per ingenuità, si rifanno a questo o quel candidato non per una scelta ideale o programmatica, ma sulla base di convenienze o promesse riguardanti interessi contingenti e personali.
A nostro avviso, l’individuazione dei nuovi Presidenti Provinciali deve garantire un ricambio rispetto al passato, permettendo la valorizzazione di quelle che, a torto, sono ritenute le seconde file, evitando la scelta su dirigenti che dal Partito hanno avuto già molto, in ruoli amministrativi importanti (Parlamento, Regione, Provincia, Sindaci, Enti vari), e che non darebbero garanzia di impegno assiduo sul fronte organizzativo.
Va posta un regola necessaria anche per la questione delle doppie nomine: ci deve essere trasparenza nell’affidamento degli incarichi che devono essere subordinati all’effettiva preparazione, ad una relazione continua e costante con le Federazioni, e alla contribuzione obbligatoria proporzionale all’indennità di carica. Annullare la stagione dei doppi incarichi – a qualsiasi livello – può rendere possibile la crescita di una nuova classe dirigente in tutte la Province.
3. Organizzazione del partito: riteniamo di dover affrontare in sede di dibattiti congressuali il tema connesso all’organizzazione del partito, basata sulla rappresentanza effettiva della Provincia e sulla partecipazione, capace anche di aprirsi a contributi esterni per favorire il dialogo con i corpi sociali.
Dai congresso dovranno uscire squadre capaci di adottare metodi organizzativi condivisi con ruoli sempre più precisi per i presidenti di circolo, per i coordinatori d’area, per i componenti dei futuri esecutivi e per i futuri Presidenti Provinciali, che avranno l’obbligo di coinvolgere tutte le risorse che sono a disposizione del Partito senza alcuna esclusione.
Si deve evitare, con una buona organizzazione ed una costante informazione, quel distacco tra il vertice e la base, tra la città e la Provincia, che spesso porta ad incomprensioni ed impedisce l’unità d’azione.
Il decentramento dei momenti decisionali ed organizzativi del partito presuppone, di contro, una capacità del centro di coordinare e collegare stabilmente le varie realtà con un’efficace attività di comunicazione interna ed esterna. Per tale esigenza, deve intensificarsi il ricorso all’uso più diffuso delle nuove tecnologie e la relativa creazione di “team” in grado di valorizzare, dirigere e coordinare le attività di tutti i Circoli.
Nell’ambito del coordinamento Provinciale si dovrà dare avvio alla formazione permanente dei quadri dirigenti e degli eletti.L’obiettivo chiaro della classe dirigente sarà quello di riaffermare la centralità del Partito sulle scelte politiche ed amministrative che spesso è mancata per assenza di un vero dibattito e confronto interno.

giovedì 15 febbraio 2007

Marcello Veneziani a Padova

Oggi Giovedi 15 Febbraio 2007 alle ore 21.00 presso la sala polivalente via D.Valeri 17 a Padova ci sarà un incontro con Marcello Veneziani dal titolo " Quale cultura per la destra: Comunitari o liberal ? ".
Durante la serata verrà presentato anche l'ultimo libro di Veneziani "Contro i barbari".
L'incontro è organizzato da Destra Veneta.

mercoledì 14 febbraio 2007

Solidarietà ad Alberto Arrighi

Nello scenario di questi giorni in cui si sono riaffacciate ancora una volta le Brigate Rosse ( l'erba cattiva che non muore mai....purtroppo ), un fatto sconcertante e preoccupante ha visto come protagonista l'amico e camerata Alberto Arrighi.
Infatti come risulta da un verbale della DIGOS della Questura di Lecco e' stata rinvenuta nella buca delle lettere della segreteria dell' on. Alberto Arrighi, figura di primo piano della componente d-destra, una busta priva di qualsivoglia intestazione, mittente e destinatario al cui interno, avvolti in foglio di carta bianca vi erano 2 proiettili inesplosi calibro 38 Special.
A tal proposito è stata presentata una interrogazione parlamentare del sen. Storace in cui si chiede che vengano presi provvedimenti a salvaguardia dell'incolumità di Arrighi.
Doverosa la solidarietà mia e di tutta la destra veneziana...se pensano di fermare chi come Alberto viene da lontano e vuole andare lontano si sono sbagliati ancora una volta.
A.C.

martedì 13 febbraio 2007

Buttafuoco e il destino della Destra

VI INVITO A LEGGERE QUESTO ARTICOLO DI PIETRANGELO BUTTAFUOCO ANCHE SE NON E' RECENTISSIMO....IL SUO AFFRESCO CAUSTICO E DIRETTO FORSE NON E' DEL TUTTO CONDIVISIBILE.....MA CREDO CHE POSSA FAR SORGERE DELLE RIFLESSIONI SULLA REALTA' DELLA DESTRA .


Povera destra mia, perduta fra i carrieristi

di Pietrangelo Buttafuoco

Adesso Alleanza nazionale si ap­presta a fare una nuova svolta. Francesco Storace ha riunito i suoi, sono «la destra di destra», Gianni Alemanno farà la sua convention sepa­rata nella mezza estate e sarà una sta­gione di convegni. Ci sta lavorando di fino Adolfo Urso, che è tipo da pensa­toio. Ha avuto l’incarico da Gianfranco Fini che, invece, preferisce scacciarli i pensieri. In Sicilia dove la costituzione del governo Cuffaro ha dovuto attende­re gli spasimi di An, il leader quasi non è più benvenuto: ha avuto problemi con Enzo Trantino, celebre penalista, cui aveva garantito il Csm, e con Fabio Fa­tuzzo, cui aveva promesso l’ingresso nel governo di Palazzo d’Orleans a Paler­mo. Ha fatto guerra a Raffaele Stancanelli, il vicepresidente dell’assemblea regionale, fra i campioni di raccolta del consenso, col ri­schio di ripetere un altro abbandono: quello di Nello Mu­sumeci, il presidente della Pro­vincia di Catania stravotato e però costretto a fare la sua scissione nell’arcipelago dell’autonomismo, in alleanza con Raffaele Lombardo. È la crisi dentro quello che fu il più importante deposito elettorale della destra, ma pa­re che dal Veneto a Lampedu­sa la regola fondamentale sia la stessa: cacciare (o far scappare) chiunque pos­sa togliere spazio alla comitiva di diri­genti che con la politica ci campa. Tra credenti e carrieristi, non si è superata quella fase per cui, direbbe il filosofo Fatuzzo, la politica che amministra la realtà dal «è un cretino ma è un amico» deve passare a quella più responsabile del «è un amico, ma è un cretino», af­finché ì consigli d’amministrazione poi non vengano sfasciati dai dilettanti al­lo sbaraglio. E gran sbaraglio di dilet­tantismo è stata An alla prova della re­altà, sebbene il partito abbia attraver­sato una brutta mesata dopo le intercet­tazioni, le vergogne e gli arresti alla ma­lasanità in Lazio, sebbene sia fin trop­po chiaro che se si vota domani come niente An becca un 5 per cento, tanto è sfasciato il partito. Si spera che l’enne­sima svolta di An non corrisponda poi alla caustica battuta di donna Assunta, la vedova di Giorgio Almirante: «An svolta, e che diventa?, Na?». Prima di tutte le svolte ci fu un parti­to che di nome e cognome faceva Mo­vimento sociale. Era quello con la base trapezoidale nel simbolo, ebbene si era quello della bara. Fiamma tricolore con dicitura «Destra nazionale» e poi la si­gla, M.S.I., che sotto sotto significava questo: Mussolini Sei Immortale, ma anche, e si trattava di sottrarre voti alla Democrazia cristiana, Maria Santissima Immacolata. Perfino Padre Pio, in con­fessionale, ai penitenti arrivati a San Giovanni Rotondo che chiedevano il permesso di votare il partito di Almiran­te («Si commette peccato?») risponde­va: «Peccato è non votare l’Msi!». Ci fu dunque questo partito che pure nel dramma di un dopoguerra mai chiu­so raccontò molto più di una nostalgia. Sarebbe stata nostalgia di modernità fra l’altro: l’urbanistica, la scienza di Guglielmo Marconi, l’organizzazione culturale, la letteratura di Luigi Piran­dello, l’Enciclopedia italiana, l’avan­guardia artistica di un pittore tra i mas­simi come Alberto Burri (rinchiuso in un campo di concentramento Usa nel Texas), oppure quell’Iri dove si sareb­be fatto le ossa Romano Prodi. Fu il partito della giustizia al servizio dello Stato. Fu, infatti, il partito di Paolo Bor­sellino e di un altro fascistone dell’an­timafia, ovvero Mauro De Mauro, il cronista del quotidiano L’Ora cancel­lato in un pilone di cemento armato. Alleanza nazionale ha buttato via tut­to questo mondo e cancellato tutta l’effervescenza di un dibattito splendido al punto di ritrovare nel comitato editoria­le del Borghese (e dopo, nel Giornale di Indro Montanelli) protagonisti come Ernst Jünger, Eugene Ionesco, Vintila Horia, Mircea Eliade in cambio di un Domenico Fisichella troppo ingrato per restare anche in tempi di magra, per meritarsi infine la benedizione dada di Maurizio Gasparri sull’Indipendente: «Ho preso 200 mila voti alle europee, sono schede dove hanno dovuto scrive­re il mio cognome. Quanti libri avrà mai venduto Fisichella?». Più di Fisichella hanno venduto i “Fa­scisti immaginari” di Luciano Lanna e Fi­lippo Rossi e i “Cuori neri” di Luca Telese, il cui blog, a dispetto di An dove non si discute, ma ci si scazza, è un agone a disposizione delle discussioni. Ma sarebbe perfino scontato aprire una questione sulla miseria culturale, An ormai al tramonto è puro trash. Alemanno, il più chic tra i dirigenti di An, comunque candidato sindaco di Roma fino a ieri, per umiltà di bottega ha dovuto sopportare i tassisti (non le quadrate legioni, ma i tassisti?) che lo celebravano al grido di «Du-ce, du-ce, du-ce!» come in una scena di “Caterina va in città”, o come nello spasso di “Vo­gliamo i colonnelli”. La caricatura: dal­le inique sanzioni alle licenze taxi. Tan­to valeva restare Msi. Fatta tara dell’antifascismo obbliga­torio, religione civile dell’Italia demo­cratica, fatta tara dell’inutilità politica (per quel che è valsa poi, l’utilità di An), la fiamma fu il marchio di uno sti­le familiare agli italiani pur educati a stare alla larga dalla destra. Un mar­chio perfino ammirato, se Andrea Ca­milleri, in, un romanzo, affida al «missino del paese» un ruolo nobile quan­do invece nella Rai di stato, in tempi di recente guerra antiberlusconiana, in una celebre puntata del “Medico in fa­miglia”, l’orrido pedofilo stanato da Nonno Libero (lettore dell’“Unità”) è ov­viamente un lettore del “Giornale”. II MsI non fu mai al potere e dunque non ebbe modo di sporcare le sue puli­te mani, così si dice per riflesso condi­zionato, ma se non fu mai al governo fu però espressione di tutta un’umani­tà radicata nel territorio. I suoi militan­ti (gli aderenti, si sarebbe detto) come minimo non erano succubi dell’egemo­nia culturale della sinistra. Erano i let­tori di Indro Montanelli e di Giovanni­no Guareschi, avevano i libri di Giu­seppe Berto, gli album di Leo Longa­nesi e nel 1958, a Genova, quando do­po 12 anni d’internamento negli Usa tornò Ezra Pound, il sommo poeta sa­lutò i giornalisti con il saluto romano dopo di che fu pronto a concedere un’intervista a Pier Paolo Pasolini; an­che a nome di Franz Pagliani, l’ex fe­derale del Pnf di Bologna, clinico di fa­ma internazionale il quale, malgrado la sua condizione di recluso, veniva ri­spettosamente convocato in una sala operatoria antifascista per dare la sua scienza di chirurgo e poi riconsegnato ai secondini. Non erano cittadini di se­rie B. Da Fiuggi furono traghettati nella democrazia. Italiani che pensavano di essere speciali si sono svegliati in que­sta dura mesata appena scorsa per sco­prirsi come gli altri. Anzi, peggiori.

“Panorama” – 20 luglio 2006

Storace: "Provocatorie dichiarazioni contro chi dissente. Fini stronchi le sciocchezze"

Leggo provocatorie dichiarazioni di esponenti neofiniani che straparlano di regie esterne dietro le critiche a viso aperto alla cosiddetta sfida culturale del presidente di Alleanza nazionale. E' bene che Fini stronchi con immediatezza queste sciocchezze perche' il dibattito interno potrebbe precipitare a livelli inimmaginabili.
Un leader ha il dovere di far rispettare anzitutto chi dissente da lui, a meno che non sia partito proprio da via della Scrofa il via libera all'aggressione per ora solo verbale verso chi non ci sta.
Noi non mettiamo in discussione il diritto-dovere di Fini di proporre tutto quello che vuole. Ma e' inaccettabile che decida da solo o con quel bravo ragazzo di Urso che, inascoltato dai media, ancora ieri se la prendeva con chi chiede democrazia interna per discutere di tesi, di politica, di cultura. Congresso, non forum, questo serve ad Alleanza nazionale ed e' l'ora che lo si decida veramente se si ambisce ad essere riconoscibilmente democratici.

Francesco Storace

lunedì 12 febbraio 2007

AN: STORACE, FINI CI STA IMMERGENDO IN RELATIVISMO CULTURALE

Roma, 12 feb. - ''Ad essere allibiti sono tutti coloro i quali assistono alla confusione che si registra ogni ora che passa in Alleanza nazionale. Altro che dibattito culturale, Fini ci sta facendo immergere nell'abisso del relativismo in cui tutto dipendedal contesto, nulla dai principi e dai valori per i quali la destra esiste. Su una sola cosa ha ragione: in An non puo' vigere l'ortodossia, peccato che prevalga l'obbedienza''. Lo afferma Francesco Storace, senatore di An

domenica 11 febbraio 2007

Essere D-DESTRA

“Essere D-DESTRA”, innanzitutto, significa tornare alle motivazioni profonde che in Alleanza Nazionale hanno portato tante persone, anche provenienti da esperienze molto diverse, a stare insieme.

Essere D-DESTRA, dunque, significa non solo “essere a destra” in una fase politica in cui spesso, francamente, non si capisce più dove siamo ma, anche e soprattutto, significa “essere la destra”, cioè la nostra identità, le nostre battaglie, la nostra storia, i nostri Valori e il nostro Partito.

Essere D-DESTRA significa opporre ad ogni localismo la Nazione, al “villaggio globale” la Patria, la nostra Tradizione, alla società multirazziale l’Identità nazionale.

Essere D-DESTRA significa opporre alla speculazione finanziaria il valore del lavoro, opporre alla contrapposizione sociale il dialogo e la partecipazione.

Essere D-DESTRA significa tolleranza zero verso il crimine, la disonestà e il malaffare.

Essere D-DESTRA significa opporre alla “cultura dell’accoglienza” la tutela prioritaria dei diritti degli italiani.

Essere D-DESTRA significa opporre al pensiero dominante del “fai solo ciò che ti conviene” il rispetto di Valori, di principi morali.

Essere D-DESTRA significa rispettare l’ambiente, la vita,vivere la natura, rispettarne l’armonia, riaffermare i limiti che nessun uomo può superare.

Essere D-DESTRA significa opporre al menefreghismo l’impegno civile, alla corruzione il senso del dovere.

Essere D-DESTRA significa opporre all’omologazione l’orgoglio, l’appartenenza, al vuoto quotidiano la costruzione del futuro.

Essere D-DESTRA significa oggi tutto questo e molto di più.

E tutto questo ci appartiene.

A tutto questo non possiamo rinunciare.

D-DESTRA VENEZIA