venerdì 16 novembre 2007

L'anello del potere ha trasformato Gianfranco Fini in Gollum

Il Signore degli Anelli dovrebbe aver insegnato qualcosa a Gianfranco Fini. Ma a quanto vedo, ammesso che lo abbia letto, lo ha interpretato male. Sì è impersonificato nel personaggio sbagliato non capendo la morale di fondo che Tolkien voleva trasmettere, cioè che il bene trionfa sempre sul male. Ma tant’è. Ognuno sceglie come riferimento chi gli è più congeniale. Fini, evidentemente ha scelto, molto tempo fa, la figura di Gollum, l’hobbit dalle due facce. Così non sorprende che in questi ultimi mesi il leader di Alleanza Nazionale abbia cambiato idea in continuazione su referendum e conquista della leaderschip del centrodestra.Il 2 aprile scorso Gianfranco Fini, non più leader della destra italiana, in merito alla legge elettorale affermava che c'era "pieno accordo e piena sintonia partendo dalla proposta Calderoli. Ci siamo trovati d'accordo nel dire che l'unica cosa che non possiamo permettere al governo è quella di perdere tempo". Il 25 giugno, invece, nel corso di una manifestazione in piazza Duomo a Milano il Presidente di Alleanza Nazionale diceva: "Noi del centro destra commettemmo un errore a cambiare la legge elettorale maggioritaria ora l'unica via è il Referendum...Siamo i primi per numero di firme raccolte", dimenticando che nè Berlusconi, nè Bossi erano favorevoli al referendum.Fini era ormai partito, lancia in resta, nella sua battaglia referendaria che, in realtà non stava andando molto bene. Così, dall'alto della sua maestosità illuminata, negli ultimi 15 giorni utili alla raccolta delle firme riunì a Roma tutti i suoi responsabili nazionali, regionali e provinciali, nonchè gli eletti nei Consigli regionali, alla Camera e al Senato, obbligandoli a raccogliere personalmente non meno di 500 firme a testa. Pena la più orribili delle torture e punizioni che si possano perpetrare su un politico: la non ricandidatura.Le firme ovviamente arrivarono. Non si sa come, ma arrivarono. Una vera e propria sfacchinata. Tutti felici e contenti. Non tanto per aver ottenuto un risultato politico ma per aver salvato il posto. In fondo anche quello è un obiettivo legittimo.Tutti contenti quindi e pronti a partire verso spiagge assolate più o meno corredo da palme esotiche. Insomma il riposo era strameritato. Al ritorno dalle vacanze, tutti abbronzati, gli aennini pensarono di doversi preparare ad una battaglia referendaria in pompa magna. Ma...Super Gianfranco serbava per loro una sorpresa. Un'altra perla di saggezza politica infilata da un leader che nel frattempo si era perso per strada una parte, quella identitaria e sociale, del partito. Una parte importante guidata da Francesco Storace e Teodoro Buontempo. Non certo due figure di secondo piano nel panorama politico nazionale e della destra che, stanchi delle angherie e dei silenzi del Palazzo alle giuste richieste di una base stufa delle derive centriste di An, mentre il buon Fini faceva le sue amate immersioni, si riunivano a Roma per fondare un partito nuovo: La Destra. Subito bollato come un fuoco di paglia, l'ennesimo zero virgola...Immersioni e spiagge assolate a parte giungeva, come sempre, il 4 settembre. Non era un 4 settembre come gli altri e non perchè mancassero i soliti 4 giorni all'infausta data dell'8 settembre che ci costò la coniazione di un nuovo verbo nella grammatica inglese (to badogliate), ma perchè quel giorno da Gemonio, da casa del Senatur, dopo l’incontro tra Berlusconi, Bossi e Fini la Cdl escludeva definitivamente la via referendaria e si diceva sì al mantenimento dell’attuale situazione. "Una eventuale nuova normativa", dichiararono i tre leader di partito, "dovrà uniformarsi a tre punti: bipolarismo, indicazione preventiva di alleanze e del premier e uno sbarramento". Chissà se in cuor loro i militanti di An hanno vissuto quel giorno come l'ennesimo 8 settembre da mandar giù.Oggi il nostro buon alleato, abbandonando l'applomb inglese, infervorato dalla non avvenuta "spallata" al Senato, cerca di sparigliare le carte andando all'assalto di Berlusconi. Rilanciando la carta referendaria (chissà che non si riveli l'aenne-sima figuraccia modello elefantino) e mostrando i muscoli (abbastanza flosci se stiamo ai filmati di Striscia la notizia), sognando la leadership della Cdl.Chi conosce bene Fini sa che tutta questa manfrina che ha armato non ha nulla a che fare con un ideale politico, con uno spirito di partito, esagerando, con il bene degli italiani.Nemmeno per sogno. A Fini, che fin da giovane ha tracciato nella sua mente il suo percorso politico, il partito in sè non interessa. Il suo unico scopo è quello di andare alla conquista di Palazzo Chigi. Da giovane sognava le stanze del Partito che fu di Almirante. Riuscì nel suo intento. Ora, ovviamente, punta più in altro e non ha certo remore se per conquistare l’obiettivo deve contrapporsi, anche ferocemente, a chi lo ha elevato di rango. Fini va all'assalto del Cavaliere così come John Wayne andava all'assalto dei Vietcong in Berretti Verdi. In fondo John Wayne è da sempre il suo mito cinematografico.
C'è comunque un doppio obiettivo nella sua azione, quello di tentare di annullare oltre al Cavaliere anche ciò che è nato a destra di An. Anzi, ciò che si candida a sostituire An: La Destra. Sfumato il sogno di un partito unico dove convogliare i colonnelli che tiene in pugno da anni, dissolto al sole il miraggio del Partito Popolare Europeo, ecco che dal cilindro rispunta la battaglia referendarie e la caccia alla leadership della Cdl.Ma in questa parodia tolkeniana chi è Gandalf e chi Mordor in questo scontro finale? E soprattutto chi è Frodo che avrà il compito di distruggere l'anello del male? Fini, in questo momento non rappresenta certo Gandalf nè tantomeno Mordor. Forse, come ho detto in precedenza, è più assimilabile ad un Gollum che ha assaporato il potere dell'anello e ne è rimasto schiavo. Eppure, nonostante tutto, anche Gianfranco Fini dovrebbe sapere che Gollum, per la bramosia del potere, finì per liquefarsi insieme all'anello.
Stefano Schiavi

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