sabato 17 febbraio 2007

TRE SPUNTI PER UNA DESTRA DI PROGETTO PER IL VENETO


Ospito molto volentieri un intervento del consigliere regionale di AN Raffaele Zanon in cui pone all'attenzione delle questioni fondamentali per il futuro della Destra soprattutto a riguardo della democrazia interna ad AN e alla sua organizzazione.
Non posso non sottolineare come le voci che lamentino un disagio e un malessere interno ad AN si stanno moltiplicando ma che nello stesso tempo ci sono esponenti importanti che hanno fatto la storia del MSI prima e ora di AN che propongono delle soluzioni.....l'oblio delle menti sta terminando ?
A.C.


di Raffaele Zanon

Alla luce del cammino percorso, riteniamo prioritario affrontare in sede di dibattito su tre questioni fondamentali:
1. La democrazia e il confronto interno, sono indispensabili per valorizzare le risorse umane che caratterizzano la nostra comunità, che spesso non vengono neppure considerate dalle rappresentanze esterne. Solo da un serio confronto su progetti può derivare la crescita e la selezione della classe dirigente e si possono evitare sterili discussioni che attardano il partito in polemiche personalistiche inutili e dannose.
Un movimento come il nostro non può sottrarsi al problema della democrazia interna ai Partiti e la destra non può ridursi, come la Margherita, a diventare un partito fatto di tessere false o una semplice lista elettorale. Nel contempo, vorremmo anche non rinunciare al dovere di dire la nostra nei confronti di scelte nazionali che non sempre sono frutto di analisi meditate, che spesso disorientano l’elettorato e che hanno ricadute non sempre benefiche al nostro interno.Vorremmo che Alleanza Nazionale non si allontanasse dai suoi tradizionali valori di riferimento: famiglia, sacro, patria, libertà, sicurezza, rispetto delle regole, onestà, e che al tempo stesso ci fosse un confronto vero su questioni fondamentali: da come giungere alla federazione del centro-destra, all’atteggiamento da tenere nei confronti dell’islam, da come governare l’immigrazione a definire il diritto di cittadinanza, da come difendere l’identità europea rispetto ai colossi americano e cinese a come interpretare la giusta autonomia per il Veneto. Così come la difesa della vita, la destra e il sacro, la destra e i poteri forti, la destra e la democrazia rimangono temi su cui la Destra deve avere un messaggio più chiaro ed univoco.
2. L’autonomia politica e funzionale delle Federazioni, che continuano a risentire di ingerenze nazionali e regionali che spesso contribuiscono ad alimentare fratture che sono servite solo ad indebolire politicamente la nostra realtà.
Qualcuno dimenticando le nostre radici ha sostituito alle correnti un sorta di pensiero “tutto democristiano” basato su logiche di potere, su legami di convenienza, su ricatti opportunistici, o semplicemente su scelte di comodo.Alcune persone, forse per ingenuità, si rifanno a questo o quel candidato non per una scelta ideale o programmatica, ma sulla base di convenienze o promesse riguardanti interessi contingenti e personali.
A nostro avviso, l’individuazione dei nuovi Presidenti Provinciali deve garantire un ricambio rispetto al passato, permettendo la valorizzazione di quelle che, a torto, sono ritenute le seconde file, evitando la scelta su dirigenti che dal Partito hanno avuto già molto, in ruoli amministrativi importanti (Parlamento, Regione, Provincia, Sindaci, Enti vari), e che non darebbero garanzia di impegno assiduo sul fronte organizzativo.
Va posta un regola necessaria anche per la questione delle doppie nomine: ci deve essere trasparenza nell’affidamento degli incarichi che devono essere subordinati all’effettiva preparazione, ad una relazione continua e costante con le Federazioni, e alla contribuzione obbligatoria proporzionale all’indennità di carica. Annullare la stagione dei doppi incarichi – a qualsiasi livello – può rendere possibile la crescita di una nuova classe dirigente in tutte la Province.
3. Organizzazione del partito: riteniamo di dover affrontare in sede di dibattiti congressuali il tema connesso all’organizzazione del partito, basata sulla rappresentanza effettiva della Provincia e sulla partecipazione, capace anche di aprirsi a contributi esterni per favorire il dialogo con i corpi sociali.
Dai congresso dovranno uscire squadre capaci di adottare metodi organizzativi condivisi con ruoli sempre più precisi per i presidenti di circolo, per i coordinatori d’area, per i componenti dei futuri esecutivi e per i futuri Presidenti Provinciali, che avranno l’obbligo di coinvolgere tutte le risorse che sono a disposizione del Partito senza alcuna esclusione.
Si deve evitare, con una buona organizzazione ed una costante informazione, quel distacco tra il vertice e la base, tra la città e la Provincia, che spesso porta ad incomprensioni ed impedisce l’unità d’azione.
Il decentramento dei momenti decisionali ed organizzativi del partito presuppone, di contro, una capacità del centro di coordinare e collegare stabilmente le varie realtà con un’efficace attività di comunicazione interna ed esterna. Per tale esigenza, deve intensificarsi il ricorso all’uso più diffuso delle nuove tecnologie e la relativa creazione di “team” in grado di valorizzare, dirigere e coordinare le attività di tutti i Circoli.
Nell’ambito del coordinamento Provinciale si dovrà dare avvio alla formazione permanente dei quadri dirigenti e degli eletti.L’obiettivo chiaro della classe dirigente sarà quello di riaffermare la centralità del Partito sulle scelte politiche ed amministrative che spesso è mancata per assenza di un vero dibattito e confronto interno.

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